Violenza sulle donne e femminicidio: le norme, i reati e quale linguaggio utilizzare

Sabato 26 maggio si è tenuto a Venafro (IS) il convegno organizzato dalla Camera Penale di Isernia con l’Ordine dei Giornalisti del Molise.

Per la Camera Penale ha relazionato il Presidente Avv. La Cava che ha esordito precisando che in Italia non vi è alcuna legge che prevede il reato di femminicidio come fattispecie autonoma rispetto a quella dell’omicidio e che mai potrà essere promulgata una norma in tale senso. Il richiamo è all’art. 3 della Costituzione che prevede che “tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.” La stessa legge 119 del 2013, erroneamente definita legge sul femminicidio, non fa differenza alcuna se la vittima è un uomo o una donna e non introduce alcuna fattispecie autonoma a secondo che la persona offesa del reato sia un uomo o una donna, fatto salvo l’aggravante di alcuni reati commessi in presenza o in danno di donna incinta.

La citata legge parla di vittime della condotta violenta inserendo un inasprimento di pene specie se vi è stata una relazione sentimentale con la vittima. Ma in nessun punto diversifica la pena a secondo del sesso della vittima. E’ improprio, conclude il Presidente La Cava, parlare di legge sul femminicidio, sarebbe più consono estendere il concetto da “donna” a “persona” e parlare di legge che mette al centro il valore dell’identità di ogni persona, la relazione tra uomini e donne e il rispetto della dignità umana, perchè la legge, nella sua struttura presta attenzione a tutte le possibili vittime di tutte le forme di violenza, uomini compresi.

Sulla stessa scia il Segretario della Camera Penale Avv. Gianluca Giammateo che, con il suo intervento, ha condiviso pienamente l’indirizzo del Presidente.